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Da area protetta a “location” di raduni: l’evoluzione continua…

Nonostante critiche, polemiche e ora anche esposti alla magistratura, la linea tracciata dalla Regione e – conseguentemente – dall’Ente Parco per il futuro di San Rossore viene perseguita con renziana determinazione, in sintonia col celebre motto coniato da una famosa statista inglese del secolo scorso: “There is no alternative!”.

Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi aveva dichiarato – e appena più sommessamente avevano ribadito i vertici dell’Ente Parco – che non solo la mega-route Agesci dell’agosto 2014 non avrebbe dovuto considerarsi “una tantum” ma essa doveva al contrario diventare paradigmatica di un nuovo modo di intendere la Tenuta di San Rossore e il primo esempio di una sperabilmente lunga serie di raduni.

Detto e fatto: protagonista sempre l’Agesci, ormai pupilla dell’occhio del Presidente del Consiglio.

Annunciato a tambur battente – quando ancora il tribolo portato dalla route nazionale non aveva fatto disastri nei cotoni di San Rossore – ecco annunciato per il 4-5 ottobre il raduno del Consiglio nazionale Agesci sempre nella Tenuta.

Molto prudentemente e sostenibilmente, si era affrettato ad annunciare l’Ente Parco, gli “appena” 300 capi scout avrebbero alloggiato “nelle strutture ricettive della Sterpaia e in alcune tende nel resede dell’albergo”.

Siccome siamo ormai in un paese nel quale quando si ha uno straccio di potere si annuncia tutto e il contrario di tutto poi però si fa sempre quel che meglio ci aggrada, ecco qui cosa è successo il 4 e 5 ottobre:

   

  

  

E’ prevedibile dunque che – in sprezzo della missione dell’area protetta e dei suoi stessi regolamenti finora fatti draconianamente rispettare – la linea “grandi eventi” continuerà indisturbata nei mesi e negli anni a venire.

A meno che, come ci auguriamo, la magistratura, le forze politiche e la mobilitazione della cittadinanza e della comunità scientifica non costringeranno Regione e Ente a riportare nei giusti binari la gestione del Parco e soprattutto della Tenuta.

 

 

Il testo dell’esposto alla Procura della Repubblica sui danni arrecati dalla route (22.9.2014)

ALL’ECC.MA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PISA

ALL’ECC.MO NOE NUCLEO OPERATIVO ECOLOGICO DEI CARABINIERI DI FIRENZE

ESPOSTO

I sottoscritti Andrea Corti, nato a Pisa, il 23.12.1961, ivi residente alla Via A. Tealdi, 1, Alessandro Spinelli, nato a Pisa il 24.1.1951, residente a Chianni (PI), Pod. Il Piano, 89, Beatrice Bardelli, nata a Pisa, il 25.11.1945, ivi residente alla Via U. Rindi, 13, Alessandro Moretti, nato a Pisa, il 30.10.70, ivi residente alla Via Mameli, 5, Giuliano Macchi, nato a Pisa il 12.3.1953, residente a Vecchiano, alla Via Cave, 18, Mauro Domenico Umberto Nozzolini, nato a San Giuliano T. (PI) il 22.10.1937, ivi residente, alla Via Del Colletto, 27, Elena Zito, residente a San Giuliano T. (PI), Via Sant’Elena, 3 (c.f.: ZTILNE59G273L), Fabio Garbari, residente a San Giuliano T. (PI), Via Sant’Elena, 3 (c.f.: GRBFBA37PO1G4528), Luigi Piccioni (c.f.: PCCLGU59B23A515N), Alison Frank, nata in USA il 7.6.1953, residente a San Giuliano T. (PI), Via Aldovrandi, 20/b, Guido Nassi, nato a Pontedera (PI), l’8.12.1957, residente a Pisa, alla Via Cavalca, 22. assistiti ai fini del presente atto dall’Avv. Giancarlo Altavilla, con Studio in Pisa, Via G. Mazzini, 17, si pregiano di esporre quanto segue.

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Il presente atto ha lo scopo di porre all’attenzione di Codesta Ecc.ma Procura della Repubblica gli accadimenti che si inseriscono nell’ambito di una vicenda riguardante un danno ambientale, per così dire ‘plurimo’, perpetrato a Pisa, nel Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, in occasione e a causa del raduno nazionale degli scouts, svoltosi nel mese di agosto 2014, affinché vengano compiuti gli opportuni accertamenti e venga valutata la sussistenza di eventuali profili di responsabilità penale in capo agli artefici dei fatti dedotti.

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Nel periodo dal 6 al 10 agosto 2014, nel Parco Regionale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli di Pisa, ha avuto luogo, per effetto della determinazione 4.6.2014, n. 340, del suo Direttore, Sig. Andrea Gennai, la Route Nazionale Agesci (meglio conosciuta come il raduno nazionale degli scouts cattolici italiani).

L’evento si è svolto su un’area di 74 ettari, all’interno della Tenuta di San Rossore, nella quale, distribuiti in diecimila tende da campo, sono stati ospitati trentamila scouts e duemila accompagnatori.

L’organizzazione della kermesse ha previsto la (pur temporanea) urbanizzazione dell’area in parola, che si chiama ‘parco’, ma, lungi dall’essere un giardino cittadino, è un’area protetta di assoluta importanza.

In particolare, il raduno ha comportato:

– la realizzazione di diffusi movimenti di terra (livellamenti, riempimenti, etc.) e alterazioni morfologiche del sito;

– la realizzazione di n. 5 piazze ‘verdi’ di circa 4000 metri quadrati ciascuna;

– la collocazione di millequattrocento servizi igienici;

– la collocazione di n. 750 docce e n. 750 lavabi;

– la realizzazione di una rete fognaria fuori terra;

– l’allestimento, su un’area di 5 ettari, di una tenso-pagoda per 500 persone;

– l’allestimento di spazi coperti per mostre, biblioteca, cinema e stampa;

– la realizzazione, in ognuna delle suddette ‘piazze’, di due grandi palchi (uno, con muri laterali alti dodici metri) per concerti e riti religiosi;

– la collocazione di fari luminosi e altoparlanti.

Per servire il ‘popolo scout’ sono state utilizzate (ogni giorno) delle autobotti per l’approviggionamento idrico e la gestione dei servizi igienici e dei TIR (quattro ogni giorno) per la fornitura dei pasti.

Tutto ciò, nella Tenuta di San Rossore che è un sito di importanza regionale (SIR), un sito di importanza comunitaria (SIC), una zona di protezione speciale (ZPS), una riserva della biosfera del programma MAB (Rete Mondiale UNESCO), sotto il nome ‘Selva Pisana’.

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Ora, se la compatibilità ambientale di un evento antropico della invasività di quello in parola risulta, già di primo acchito, improbabile, l’evento AGESCI è in verità l’effetto di una scelta gestionale scellerata degli organi del Parco, che vìola grossolanamente la normativa di riferimento e ha comportato danni ambientali ingentissimi.

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L’evento in parola non poteva essere autorizzato dal Parco, perché in contrasto con la seguente normativa.

Si veda la disciplina del Regolamento del Parco (le cui norme sono prescrittive, ai sensi del suo art. 2).

Art. 20 – Tutela della fauna

L’Ente Parco tutela tutta la fauna selvatica in relazione alla tutela degli habitat naturali o di valore paesaggistico e al mantenimento dell’equilibrio ecologico.

In tutto il territorio del Parco, aree interne ed aree contigue, è vietato disturbare, molestare, danneggiare, catturare e/o uccidere gli animali (…) e i loro nidi, tane, dormitori, aree di rifugio etc’.

Come si vedrà (Cfr. gli atti allegati), l’antropizzazione della Tenuta ha comportato effetti devastanti sugli animali e i loro nidi e tane, oltreché, non di meno, sulla consistenza vegetale dell’area antropizzata.

Art. 27 – Attività favorite

Le attività favorite e promosse dall’Ente Parco sono quelle tese a migliorare la permanenza degli habitat naturali e seminaturali, ad incrementarne l’estensione, ad aumentare il numero e la qualità delle specie selvatiche animali e vegetali presenti nell’area soggetta al Piano del Parco, in un quadro complessivo di equilibrio ecologico‘.

Art. 30 – Attività consentite

Le attività consentite sono quelle compatibili con la permanenza degli habitat naturali e seminaturali, con le specie selvatiche animali e vegetali presenti nell’area soggetta al Piano del Parco.

Non sono consentite attività che risultino in contrasto con le previsioni contenute nel presente regolamento e con quelle contenute nel piano del parco e nel piano di gestione‘.

La fattibilità del raduno AGESCI non trova alcun riscontro nella normativa del Parco e l’evento in parola è incompatibile con le regole di protezione dell’area, così che il suo progetto e la sua proposta dovevano ritenersi irricevibili e/o inammissibili.

Art. 34 – Accesso

Ai pedoni e ai ciclisti è consentito l’accesso su tutta la viabilità del territorio soggetto al Piano del Parco (…).

Ai pedoni e ai ciclisti non è consentito uscire dalla sentieristica (…).

Le cavalcature, anche a briglia, hanno gli stessi obblighi dei pedoni e devono utilizzare solo appositi percorsi segnalati; sono comunque vietate la andature veloci e tutte quelle che possano rimuovere lo strato superficiale di piste e sentieri.

E’ vietato il transito a motore fuoristrada e possono essere ammessi solamente piccoli mezzi per il trasporto di singoli portatore di handicap motorio o mezzi per l’attività agricola‘.

In spregio a questa norma, il raduno degli scout ha comportato (Cfr. la documentazione fotografica allegata) l’alterazione morfologica dell’area (prima, ad opera delle ruspe, che hanno preparato il sito, poi, per effetto della presenza di migliaia di persone), l’installazione di tende, palchi, servizi igienici, la permanenza ‘fuori pista’ di decine di migliaia di persone e il transito giornaliero di numerosi camion.

Quel che è ontologicamente inammissibile in un’area protetta; tanto che il raduno non poteva essere autorizzato.

Art. 43 – Divieti

Nel territorio del Parco è sempre vietato, se non espressamente e specificamente autorizzato:

  1. a) il campeggio, l’attendamento e simili;
  2. b) il pernottamento con roulottes, caravans, camper e simili; (…)
  3. i) lo svolgimento di manifestazioni, quali ‘war games’, ‘rave party’ e similari’.

A fronte di tale disposizione, il raduno svoltosi nel Parco (che è stato – anche – campeggio e ‘manifestazione’), risulta in oggettivo contrasto con la disciplina di tutela dell’area protetta.

Art. 45 – Opere ed interventi vietati

Nel territorio del Parco sono vietati:

– la realizzazione di trasformazioni edilizio-urbanistiche (…) e tutte le opere che possono modificare lo stato dei luoghi; (…)

– il deposito di materiali all’aperto;

– l’esecuzione di scavi, riempimenti, pavimentazioni, arginature;

– l’esecuzione di fognature, linee e condutture sotterranee e soprelevate, pozzi e cisterne;

– l’asportazione di torba, sabbia, terreno vegetale e i movimenti di terra in genere;

– la collocazione, anche provvisoria, di manufatti, chalet, baracche e ricoveri di qualsiasi natura e materiale‘.

Il raduno AGESCI ha comportato la completa e oggettiva violazione di tali divieti; con l’effetto che l’area protetta di San Rossore è stata oggetto di un abuso di enormi proporzioni che ha alterato e violato il delicato equilibrio del suo ecosistema.

Art. 48 – Emissioni sonore

Sono vietate le emissioni sonore che possono arrecare disturbo all’habitat naturale nelle sue varie componenti‘.

Art. 49 – Emissioni luminose

Sono vietate tutte le emissioni luminose, fisse o temporanee, che possono arrecare disturbo agli habitat naturali.

Sono vietati nuovi impianti di illuminazione e/o nuovi punti di illuminazione nelle zone individuate dai Piani di Gestione come riserva naturale‘.

Per il popolo scout il Parco ha autorizzato l’installazione di luci e altoparlanti e ha lasciato svolgere concerti e quant’altro, in spregio alla suddetta normativa (oltre che del buon senso e della sensibilità naturalistica de minimis).

E non basta.

La manifestazione nazionale ospitata nell’habitat di San Rossore vìola anche le prescrizioni del Piano di Gestione.

Art. 14 Prati

Anche i prati sono importanti ecosistemi all’interno della Tenuta. Costituiscono un habitat ideale per alcune specie faunistiche e floristiche. Svolgono infine una primaria funzione nell’offrire pasture agli ungulati selvatici, permettendo così un danneggiamento minore nelle zone boscate. Nelle zone destinate a prati è previsto il mantenimento dell’andamento naturale delle aree, senza interventi di sistemazione del terreno, né in funzione di coltivazione agricola, né di altri usi‘.

Il raduno AESCI è stato ospitato in una zona di prato (anche se non sono mancati gli ‘sconfinamenti’ in aree boscate) e ha comportato – come già detto, l’alterazione massiva del sedime (Cfr. la documentazione fotografica allegata), in cui, al manto vegetale, si è sostituita la sabbia.

Art. 18 – Riserve naturali

‘(…) Scopo delle Riserve naturali è la manutenzione, la difesa e la ricostituzione degli habitat naturali. L’uso per altre finalità di tali riserve, o di parti di esse, è subordinato alle finalità di protezione, valorizzazione e potenziamento dell’ambiente naturale.

Nelle riserve sono ammessi i seguenti interventi: miglioramento e tutela del patrimonio naturale, organizzazione di sentieri per la didattica naturalistica (ove compatibili), opere necessarie allo svolgimento delle attività scientifiche‘.

Con tutta evidenza, la Tenuta di San Rossore non avrebbe potuto essere trasformata nel campeggio degli scout, né essere utilizzata per le loro attività di svago.

Art. 32 – Le modalità di fruizione

Nel Parco è ammessa la ‘fruizione non guidata‘ e la ‘fruizione guidata‘: sempre con severe accortezze con riferimento alle modalità di visita, alla limitata quantità di presenze in contemporanea, etc.

Certo, la permanenza (o la fruizione) vacanziera di 32.000 persone tutte insieme non è nemmeno presa in considerazione.

La breve e sintetica analisi della normativa di gestione del Parco evidenzia la ontologica incompatibilità tra il raduno degli scout e il Parco medesimo; ed evidenzia la forzatura (non solo culturale ma giuridica) che si è consumata con la determinazione del Direttore che ha autorizzato l’AGESCI a svolgere nella Tenuta di San Rossore il suo raduno nazionale.

Ma non basta.

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Quel che occupa è il frutto di un procedimento autorizzatorio affatto viziato, che mal nasconde l’eccesso di potere per travisamento dei fatti, falsa istruttoria e sviamento.

Come già detto, la manifestazione degli scout è stata autorizzata con la determinazione del Direttore del Parco 4.6.2014, n. 340.

Detta autorizzazione è stata rilasciata a seguito dello svolgimento di una Conferenza dei servizi che si è riunita due (sole) volte, la prima, il 9.3.2014, la seconda, il 27.5.2014.

Si indicano, qui di seguito, i più macroscopici vizi del procedimento autorizzativo che, non sono sviste formali, ma forzature e leggerezze istruttorie di estrema gravità che hanno portato ad autorizzare il non autorizzabile.

Primo.

La Conferenza è uno strumento tecnico-gestionale delle P.A., estraneo alla funzione politica degli enti e appannaggio esclusivo della potestà gestionale dei dirigenti.

Nella specie, il Comune di Pisa, membro della Conferenza quale ente territoriale di prima competenza per tutti gli aspetti lato sensu urbanistici ed edilizi dell’evento, ha illegittimamente partecipato ai lavori per il tramite non di un dirigente ma del capo di gabinetto del Sindaco, Sig. Maurizio Gazzarri.

L’incompetenza funzionale del delegato del Sindaco (che si è avocato una potestà gestionale dirigenziale) attesta l’illegittima partecipazione del Comune di Pisa al procedimento e l’antigiuridicità del suo assenso alla manifestazione.

Secondo.

La Conferenza è uno strumento ‘di sintesi’, che consente l’istruttoria contestuale da parte di tutti gli enti competenti rispetto alla determinazione da assumere; ma la Conferenza non consente l’alterazione delle competenze decisionali.

Nella specie, nonostante sia esclusivamente municipale (e in capo al dirigente del settore) la competenza ad autorizzare le opere costruttive tutte, l’autorizzazione a realizzare i lavori nella Tenuta è stata rilasciata dal Direttore del Parco, al quale spettava esclusivamente di emettere il nulla osta ambientale.

Terzo.

L’abuso consumato nella Tenuta di San Rossore attiene anche alla realizzazione di un campeggio per 10.000 tende (e accessori).

Ai sensi della l.r. della Toscana n. 84/09 è il Comune che può rilasciare l’autorizzazione alla costituzione di campeggi (anche solo temporanei) e non l’Ente Parco che, nella specie, non solo ha deciso ma è stato il soggetto promotore del procedimento (a fronte di un parere immotivato, espresso dal delegato del Sindaco di Pisa, privo di competenza).

Quarto.

Il 7 marzo 2014, nel corso della prima seduta della Conferenza, l’ARPAT ha rilevato la sussistenza di ‘problematicità inerenti l’inquinamento acustico: ci sono aspetti che non sono stati accuratamente valutati e considerati, come ad esempio gli impianti di diffusione sonora e non si è tenuto di conto del rumore antropico, (nonostante che, ndr) l’aspetto umano non va(da) trascurato. Difficile valutare l’effetto antropico delle voci dei ragazzi – continua l’ARPAT; questa manifestazione si svolgerà in area classificata con classe acustica 1 e 2 e in base al piano del Comune vi era il divieto di manifestazioni di questo genere all’interno del parco. Il Comune deve presentare parere all’USL 5 Pisa per il superamento dei limiti acustici. Nell’area sarà previsto lo svolgimento delle celebrazioni, quindi sussiste la necessità di opportuna deroga. Inoltre si sottolinea che l’Ente Parco dovrà fare deroga al proprio regolamento, il quale pone restrizioni precise all’inquinamento acustico. Deve essere richiesta e ottenuta questa deroga‘.

Ora, a parte che la ‘deroga’ delle prescrizioni che impedivano di autorizzare l’evento in parola non è prevista in alcuna norma (ed è anzi esclusa dall’art. 30 del Regolamento del Parco), rimane fermo che, nel prosieguo dei lavori, né la Conferenza, né il Parco hanno acquisito le suddette ‘deroghe’ e i pareri degli enti sono stati raccolti con un tasso di laconicità che merita giustizia.

E sia consentito di evidenziare la (dis)qualità del contraddittorio, in sede di Conferenza, tra l’ARPAT, il Sig. Renzo Fusaro e lo ‘Studio tecnico’ (Cfr., pag. 4 del verbale della prima seduta), a proposito della non autorizzabilità nel Parco delle manifestazioni musicali (Cfr. in allegato il video del concerto svoltosi nella Tenuta).

Alle eccezioni dell’ARPAT, è stato risposto che l’autorizzazione per lo svolgimento degli intrattenimenti musicali non doveva essere richiesta in ragione della natura non commerciale dell’evento (quasi che il rumore non sia uguale a se stesso a prescindere dalla natura commerciale o non della sua ragione).

Ogni commento è superfluo, salvo questo: è innegabile la sottovalutazione delle problematiche non solo giuridiche ma tecnico-scientifiche sottese al casus. E ciò, da parte di un Ente che ha come fine precipuo la conservazione dell’area naturale affidatagli, è inaccettabile.

Quinto.

L’ingresso di 32.000 persone (al netto degli addetti) in un’area protetta è un fatto mai accaduto e mai ipotizzato.

Ciononostante, esso è stato autorizzato dall’Ente Parco sulla base delle inconsistenti valutazioni di cui ai verbali della Conferenza.

Obiettivamente, non v’è stata analisi alcuna della compatibilità tra il raduno e la disciplina urbanistico-ambientale della Tenuta, con una minimizzazione e sottovalutazione delle problematiche di protezione che non sono accettabili.

E non può essere irrilevante che, in contraddizione con la prassi, nel caso in parola il Parco abbia omesso di richiedere il parere di fattibilità al Comitato Scientifico; così come non può non essere stigmatizzata l’indifferenza del Parco medesimo alle formali eccezioni espresse, motu proprio, dal ridetto Comitato.

Irrinunciabile è poi il rilievo che, inspiegabilmente, come risulta nell’allegato depliant degli ‘eventi pisani’, stampato e diffuso nellaprimavere del 2014 (prima dello svolgimento della Conferenza) il raduno degli scout era già indicato tra gli appuntamenti del mese di agosto.

E alla sequela di violazioni, contraddizioni, sottovalutazioni e finzioni istruttorie fin qui dette è in effetti seguita la dannosità del raduno.

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Negli allegati al presente esposto è dato di rinvenire i dati (anche fotografici) relativi agli effetti della manifestazione qui in contestazione.

Essi riguardano la flora e la fauna e rappresentano un’ipotesi grave e obiettiva di danno ambientale.

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Gli scriventi, tutti vicini al Parco per ragioni professionali, di studio, di fruizione e di tradizione, sono convinti di aver adempiuto un dovere civico e morale nell’aver indirizzato a Codesta Procura la presente segnalazione.

Tutti sono disponibili a meglio spiegare e chiarire quanto è di loro conoscenza; e tutti sono convinti che nell’agosto 2014 si è consumato un gravissimo vulnus nei confronti del Parco e, più in generale, nei confronti della Cultura naturalista e ambientalista, sconfitta dalla logica della antropizzazione di massa (ludica e senza ragione) anche nei luoghi della naturalità vulnerabile e della protezione biologica.

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Voglia perciò Codesta Autorità giudiziaria valutare il rilievo di quanto esposto per indagare sui fatti accaduti e rinvenire le eventuali responsabilità penalistiche che essi abbiano integrato.

In allegato:

  1. Regolamento e (2) Piano di gestione del Parco;
  2. determinazione 4.6.2014, n. 340;
  3. verbali della Conferenza dei servizi;
  4. foto del Parco prima e dopo il raduno;
  5. video del concerto del 7 agosto 2014;
  6. relazioni tecniche;
  7. depliant.

Pisa, 22 settembre 2014

Andrea Corti

Alessandro Spinelli

Beatrice Bardelli

Alessandro Moretti

Giuliano Macchi

Mauro Domenico Umberto Nozzolini

Elena Zito

Fabio Garbari

Luigi Piccioni

Alison Frank

Guido Nassi

Avv. Giancarlo Altavilla

Grazie alla route, invasione di Cenchrus tribuloides ai Cotoni

Un’ulteriore eredità avvelenata della route Agesci di agosto è l’invasione di Nappola (volgarmente conosciuta anche con l’appropriato nome di Tribolo) che sta rendendo quasi impossibile il transito all’interno dei prati dei Cotoni. Questa infestante pianta si sta espandendo ad una velocità  impressionante nelle zone che più di altre hanno subito lo stress della route.

   

Nelle immagini (cliccabili): i prati invasi dalla Nappola e i risultati di una breve passeggiata.

Alleghiamo di seguito una breve ma eloquente nota tecnica al riguardo per la penna del Professor Fabio Garbari.

Un’altra spiacevole conseguenza del raduno degli scout a San Rossore

L’invasione di una graminacea esotica sulle superfici già occupate dalle migliaia di tende e dalle altre strutture posizionate per il maxi raduno degli scout in agosto 2014 a San Rossore, fa ancora una volta riflettere sulla opportunità di aver concesso il nulla osta a tale manifestazione, in un’area prativa protetta e fragile del Parco come i “cotoni”, tra Cascine vecchie e Cascine nuove.

Si tratta di Cenchrus tribuloides, chiamato dai botanici anche Cenchrus incertus o Cenchrus spinifex, la cosiddetta “nappola delle sabbie” o “tribolo”, tipica delle dune arretrate e degli incolti sabbiosi, originaria dell’America tropicale e subtropicale. Osservata per la prima volta nel 1933 presso Venezia e pochi anni dopo in Versilia, presso la Darsena portuale di Viareggio nel 1943, poi a Torre del Lago nel 1961, presso Villa Borbone e a Forte dei Marmi nel 1962, questa pianta, fino all’immediato dopoguerra, era relativamente rara. Non rilevata per San Rossore in un censimento floristico aggiornato al 1999 e pubblicato nel 2000, è stata individuata dopo tale data da chi scrive, in pochi esemplari, sui “cotoni”. In genere il suo espandersi è decorso in parallelo al boom del turismo balneare degli ultimi decenni, rivelandosi quale autentica piaga per i bagnanti e i campeggiatori e danneggiando il turismo che inizialmente ne aveva involontariamente favorito la diffusione. Dai pochi individui osservati in San Rossore poco meno di 10 anni fa, si è passati alla abnorme e preoccupante situazione odierna [settembre 2014], conseguente all’alterazione del substrato e delle componenti vegetazionali del dopo-raduno scoutistico. La sostituzione della nobile flora dei cordoni dunali e dei “cotoni”, così ricca di elementi floristici ed ecologici significativi, con questa malerba vituperata da tutti coloro che ne provano il contatto, rappresenta in maniera emblematica sia – in generale – la degradazione delle nostre spiagge, sacrificate alla sete di guadagno di pochi profittatori, sia – in particolare – la scriteriata politica gestionale che in un’area protetta come quella del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli è stata attuata, concedendo l’uso del territorio per eventi di enorme impatto ambientale.

Lo sviluppo – e la diffusione – di questa specie, che in diversi Paesi non può essere propagata e nemmeno commerciata, è legato ai corpi fruttiferi (cariossidi) che sono rivestiti da setole indurite a maturità, con appendici spiniformi acutissime e in parte ricurve all’apice. Ciò consente che le spighette con i semi al loro interno si aggancino con estrema facilità agli indumenti, alle scarpe, alla pelle e perfino ai pneumatici e ad altri materiali, e siano quindi facilmente trasferite, soprattutto da animali e bestiame in genere con pelliccia lanosa, determinando in poco tempo, grazie all’alta percentuale di germinabilità delle cariossidi, una vera e propria infestazione. Le appendici spiniformi risultano molto pericolose per gli animali domestici e da compagnia, che vengono feriti e ulcerati sia nelle zampe che negli apparati buccali. Anche gli animali al pascolo possono risentirne seriamente. Si aggiunga che le lane o le pelli che contengono tali strutture vegetali sono commercialmente deprezzate.

Il controllo di questa specie non è agevole. In situazioni normali, in natura, il pascolo degli erbivori, in genere ungulati ma anche conigli e lepri selvatici, intervenendo con la brucatura sulle giovani plantule, previene la formazione degli scapi fioriferi e fruttiferi, impedendo la maturazione delle spighette e la diffusione della specie per seme. Anche lo sfalcio operato in periodo opportuno può attenuare la propagazione della pianta. Poco efficace l’uso di erbicidi, che comunque non impediscono ai semi di restare vitali. L’eventuale disseminazione e permanenza nel substrato di questa terofita scaposa, cioè di una pianta annuale ma in condizioni ottimali anche bienne o perennante, consente di accumulare nel terreno un notevole numero di propaguli, che germinano dopo due o tre mesi, ma che possono permanere dormienti e vitali fino a tre anni ed oltre. E’ nota in letteratura la capacità di contenere a livelli di bassa frequenza la presenza del Cenchrus da parte di una vegetazione prativa compatta e diversificata, attestato che il “tribolo” non ama competere con emicriptofite cespitose (piante perenni che accestiscono) e con coperture vegetali consistenti.

La rapida e generalizzata presenza sui “cotoni”di San Rossore di questa esotica invasiva consegue proprio all’essere venuta meno la fitocenosi prativa afferente alla classe vegetazionale Helianthemetea guttati, le cui dinamiche sono state interrotte e in larga parte distrutte dalla tendopoli e dalle pertinenze ad essa associate, anche se in modo temporaneo. Un monitoraggio oculato, affidato a botanici e fitosociologi competenti, potrà dare nel prossimo futuro indicazioni utili per arginare il fenomeno sopra descritto e interpretato, proponendo le soluzioni più idonee.

Purtroppo l’arrivo e la naturalizzazione, nel tempo, di varie componenti esotiche sia vegetali (ad esempio ailanto, robinia, tribolo) sia animali (tartarughe americane, dromedari) estranee agli ecosistemi del Parco, ne sviliscono la biodiversità originaria, impongono competizioni di carattere ecologico e biogeografico poco o mal tollerate dagli elementi autoctoni, si sostituiscono in qualche habitat a specie di carattere endemico o reliquale. Qualunque attività antropica che faciliti tali variazioni in negativo di flora e fauna va evitata, contrastata e condannata.

Prof. Fabio Garbari

Pisa, 6 ottobre 2014

I “professoroni” e il “comitatino”

Il “grande giovane” che ha tirato i fili politici della route Agesci 2014, cioè il nostro toscanissimo Presidente del Consiglio, irriderebbe senz’altro al documento che alleghiamo in quanto frutto delle competenze e della sollecitudine civica di antiquati e soprattutto indigesti “professoroni” e di un ininfluente “comitatino”.

Noi siamo all’antica, invece, e il giudizio dei vertici della botanica italiana hanno per noi un indubbio interesse e una altrettanto indubbia autorevolezza.

Cliccabile qui trovate quindi il parere di due presidenti emeriti e del presidente attuale della Società Botanica Italiana sui danni arrecati dalla Route Agesci alla flora della Tenuta di San Rossore.

Anche questo parere è allegato all’esposto presentato alla Procura della Repubblica.

Avifauna, il diario di una devastazione annunciata (aprile-agosto 2014)

Nella documentazione allegata all’esposto che il Comitato ha presentato alla Procura della Repubblica spicca un dettagliato diario di osservazione sulla sorte dei gruccioni dell’area interessata alla route che non parla solo del grave danno ambientale, ma anche della miseria della gestione della vicenda da parte dei vari soggetti.

Lo abbiamo già pubblicato, ma crediamo sia giusto riproporlo ora in quanto è un buon promemoria, se ancora ce ne fosse bisogno, di cos’è stata la route Agesci sia dal punto di vista ambientale che soprattutto dal punto di vista istituzionale.

Esposto alla Procura. Comunicato stampa

Comitato “Salviamo San Rossore”

Conferenza stampa – 26 settembre 2014 ore 17.00

Caffè dell’Ussero, Lungarno Pacinotti, Pisa

La presente per invitare tutti gli interessati alla Conferenza stampa che si terrà a Pisa presso lo storico “Caffè dell’Ussero” (g.c.) in Lungarno Pacinotti, venerdì 26 settembre 2014 alle ore 17.00. La Conferenza è indetta dai promotori del Comitato che in aprile avevano chiesto alla Dirigenza del Parco Naturale Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli di non consentire un grande raduno di scout nella Tenuta di San Rossore, ritenuta area vulnerabile dal punto di vista naturalistico-ambientale, suggerendo altri luoghi del Parco ritenuti più idonei. Nonostante l’appello, sottoscritto da oltre 400 persone tra cui eminenti esponenti della scienza, della cultura e dell’ambientalismo italiano, l’evento è stato realizzato in agosto proprio in San Rossore, con molte conseguenze negative sulle componenti vegetali, sulle popolazioni animali e sulla struttura geomorfologica dei “Cotoni”, l’area di 74 ettari interessata al raduno. A distanza di poco meno di due mesi, dopo un attento esame sul terreno, condotto da botanici, zoologi, entomologi ed ecologi, verranno presentati i risultati delle ricerche effettuate, che dimostrano come le trionfalistiche dichiarazioni dei responsabili del Parco, di molti esponenti del mondo politico ed economico, di gran parte della stampa e della stessa dirigenza dell’Agesci – l’associazione scautistica che ha realizzato il maxi-raduno – siano state fuorvianti quando non menzognere, a tal punto da indurre i promotori dell’appello a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Pisa, affidandone l’incarico allo Studio Legale dell’Avv. Giancarlo Altavilla il quale, nel corso della Conferenza stampa, preciserà anche alcuni aspetti legali, disattesi dalle procedure che l’Ente Parco ha ritenuto di esperire per concedere il nulla osta alla manifestazione.

I promotori del Comitato “Salviamo San Rossore” ritengono doveroso informare gli Enti e i cittadini di quanto accaduto, preoccupati che altre improprie utilizzazioni di questa Area protetta, cara ai Pisani, siano già state proposte per il prossimo futuro.

Per il Comitato:

Fabio Garbari – Mauro Nozzolini – Alessandro Spinelli

Pisa, 22 settembre 2014

Ma gruccioni e le Lycosa tarantula si sono accorte di qualcosa…

Nei giorni scorsi abbiamo documentato fotograficamente il grave danno apportato al suolo dell’area dove si sono installate le migliaia di tende e le pesanti infrastrutture.

Il Comitato sta però lavorando a un’analisi più in profondità del danno subito dall’ecosistema.

In allegato potete leggere – cliccando i termini evidenziati – la relazione sui nidi di gruccione e quella sui nidi di Lycosa tarantula.

Tutto come previsto sin dall’inizio, insomma, nonostante le minimizzazioni di Presidenza e Direzione del Parco e le ridicolizzazioni delle preoccupazioni dei naturalisti, degli ambientalisti e dei cittadini che si opponevano alla kermesse dentro la Tenuta.

Ma è vero che la natura “non si è accorta di niente”? Guardare per (non) credere alle rassicurazioni del Direttore del Parco

Il 19 agosto Alessandro Spinelli ha effettuato un primo, rapido sopralluogo dopo la riapertura della Tenuta per la valutazione di quanto avvenuto, in preparazione del primo sopralluogo collettivo di domenica 24 agosto. Ecco il suo resoconto, costituito per l’essenziale dal commento di diverse, eloquenti immagini: cliccandole se ne può vedere una copia di maggior dettaglio.

 

Viste le dichiarazioni del Direttore del Parco naturale San Rossore Migliarino Massaciuccoli secondo il quale la “natura di San Rossore non si è accorta di niente” ecco alcune  immagini  che dimostrano esattamente il contrario.

Foto 1-7 – Aspetti attuali della zona occupata dal sotto campo n°5 (tra la chiesa e le piste di allenamento). Appaiono evidenti i danni provocati dalla falciatura, dal calpestio e dal transito di mezzi a motore di grosse dimenzioni. Il giuncheto nonostante le assicurazioni date in più occasioni non è stato  risparmiato.

    

     

Foto 8-11 – Della copertura vegetale della zona prospicente il vecchio campo sportivo trasformato in deposito mezzi e materiali preticamente non si è salvato niente. Gran parte della superficie sembra essere desertificata.In questa zona erano presenti svariati nidi di gruccione alcuni dei quali addirittura censiti dal parco che aveva evitato in un primo momento che la vegetazione presente nelle immediate vicinanze venisse falciata. Di tutti questi nidi oggi non si rileva nessuna traccia.

     

 Foto 12-14 – Il continuo calpestio e il passaggio di mezzi non ha risparmiato le tane dei conigli selvatici che sono state ricoperte dalla sabbia.

     

Foto 15-20 – Sotto campo a Cascine nuove. Qui la situazione è ancora,se possibile,più drammatica. La distruzione del manto vegetale ha trasformato questa parte dei cotoni in un deserto sabbioso. Anche in questa zona erano presenti sia tane di coniglio che nidi di gruccione che adesso sono scomparsi e non certo, come qualcuno ha affermato, a causa della naturale predazione delle volpi.

     

     

Foto 21-22 – La zona in questione era in gran parte interessata da una estesa e fitta copertura di licheni. Nella foto 22 si vede come i licheni all’interno di un piccolo recinto posizionato dal parco per lo studio dell’impatto ambientale si siano mantenuti mentre nell’immagine successiva ci mostra  come in tutto il resto del prato i licheni siano stati ridotti.

  

Foto 23-26 – Anche la pineta limitrofa al suddetto sotto campo ha avuto la sua parte di attenzione. Eppure era stato assicurato (ultima conferenza dei servizi)che nella pineta non si sarebbe fatto nessun tipo di attività.

     

Foto 27- Un contenitore cilindrico senza fondo posizionato nel campo all’inizio dell’attendamento ci permette di vedere come era,in quel punto, la copertura vegetale e di comparare la situazione con la parte non protetta.La differenza è più che evidente.

Queste immagini riguardano solamente una parte molto ridotta dello spazio occupato dalla “città delle tende” il resto rimane da indagare e per questo rivolgo a tutti, ancora una volta, l’invito ad essere presenti domenica prossima (24 agosto) alle ore 9,30 alla chiesa di San rossore per continuare insieme questa ricognizione.

Credo che ne vedremo delle belle nonostante il fatto che “la natura di San Rossore  non sia sia accorta di niente”.

Alessandro spinelli

In attesa di calcolare i danni: prime considerazioni del Comitato

Il 19 agosto il Comitato per la difesa di San Rossore ha emesso il primo comunicato stampa dopo lo svolgimento della Route. Eccolo qui di seguito.

 

Anche il Comitato “Salviamo San Rossore” fa sentire la propria voce

Nei giorni occupati dal maxi-raduno degli scout a San Rossore e in quelli successivi, la stampa locale, ma non solo, ha dedicato all’evento e ai suoi protagonisti – gli scout, le rappresentanze delle varie istituzioni politiche, religiose, delle forze dell’ordine, eccetera – molto spazio, privando i lettori di informazioni da parte di coloro che, definiti “ambientalisti”, avevano paventato danni al patrimonio naturale della Tenuta, in considerazione del grande numero dei partecipanti, delle strutture realizzate (tende, bagni, docce, lavabi, tubazioni, pozzetti, tenso-strutture, palchi, eccetera), del luogo scelto  (i 74 ettari di praterie termo-xeriche mediterranee tra Cascine Nuove e Cascine Vecchie), ricco di biodiversità vegetale ed animale, compresi i numerosissimi  gruccioni e  la popolazione dell’importante Lycosa tarantula, ragno terricolo presente solo in quella zona. Non ci è stato possibile fino ad oggi –  e non lo sarà fino al 24 agosto, per un’ordinanza del direttore del Parco, datata 23 luglio 2014 – verificare con indagini sul campo i possibili danni e le conseguenze dell’impatto antropico su questa parte della Tenuta. Solo dopo tale data potremo fornire un quadro sufficientemente definito di quanto accaduto su basi scientifiche, ma anche riferendoci alle sole documentazioni fotografiche messe in rete, aeree e non, possiamo anticipare che le dichiarazioni magniloquenti e trionfalistiche fatte dal direttore e dal presidente del Parco sembrano fuori luogo. Sorprende che questa Dirigenza, sulla base di due poiane in volo durante la grande messa domenicale e della occasionale presenza di qualche daino incuriosito o “affamato”, possa dire che la natura di San Rossore non “si è accorta di nulla”: non si riesce a capire come tali affermazioni, ascientifiche e superficiali, possano essere state espresse da persone con un ruolo tecnico specifico, dimenticando l’incontrovertibile impatto che oltre trentamila persone e diecimila tende e decine di giorni di lavori preparatori hanno avuto con il terreno, con la vegetazione e le sue componenti floristiche, con le decine di nidi di gruccioni e di conigli presenti, con la già richiamata popolazione di Lycosa e con la microfauna del sito, che nell’insieme rappresentano un biòtopo unico nel Parco. Aggiungiamo che in un libretto distribuito a tutti i partecipanti, un decalogo dettato dal Direttore e dal Presidente del Parco consigliava norme di comportamento, tra le quali il  parlare a bassa voce per non disturbare gli animali. Risibile (e ipocrita) invito, sapendo dal programma che sarebbero stati organizzati almeno due grandi concerti notturni che, come è possibile verificare in rete, sono andati ben oltre i decibel consentiti, in deroga alle norme previste dal Regolamento del Parco.

Al di là dei danni ambientali, emerge una forte preoccupazione derivante dalle dichiarazioni pubbliche più volte espresse dai dirigenti, dagli amministratori e dai politici sul proscenio della Route, secondo le quali San Rossore sarebbe il luogo ideale per ulteriori manifestazioni di massa (come avevamo sin dall’inizio di questa vicenda ipotizzato e temuto), trasformando di fatto un’Area protetta in un parco pubblico, cancellando le finalità per le quali il Parco naturale regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli è stato istituito.

Con l’impegno di fornire indicazioni esaurienti non appena completate le indagini, i cui risultati saranno oggetto di un “Libro bianco”, invitiamo tutti gli organi di stampa in indirizzo a pubblicare questa nota sul dopo Route Agesci, convinti che anche la voce di scienziati, naturalisti, ambientalisti e cittadini che avevano manifestato il loro dissenso sul luogo scelto per la manifestazione, abbia diritto ad essere ascoltata.

Fabio Garbari

Alessando Spinelli

Mauro Nozzolini