Mese: luglio 2014

La protesta della Lycosa

Dalla relazione inviata il 29 giugno dal Comitato per la difesa di San Rossore al Ministero dell’Ambiente:

“Non va dimenticato che tra le presenze più significative vi è un artropode aracnide (Lycosa tarantula) che è rappresentato dalla più grande popolazione italiana proprio nell’area prativa in oggetto”.

La rara e sfortunata Lycosa ha scelto quindi di impegnarsi anch’essa, per legittima difesa, nella protesta contro l’invasione della tenuta di San Rossore:

2014.07.30. Logo no_agesci_no_grazie

 

Un appello da scout a scout

Tra i vari – e sistematicamente infruttuosi – tentativi di allertare i partecipanti alla route nazionale Agesci sulle scelte arroganti e insostenibili adottate in vista dell’evento c’è questo testo scritto da Valentina Bonetti e postato sul profilo Facebook “Route nazionale Agesci”. Per quanto anche questo di scarso riscontro, si tratta di un tentativo generoso, intelligente e da proseguire.

Ho fatto parte dell’Agesci per tredici anni, e mi sento ancora scout, perché è una di quelle radici che non si abbandonano. Fino ad ora non mi era mai successo di sentirmi particolarmente in imbarazzo: anche se tante cose dall’esterno potrebbero sembrare senza senso, e magari lo sono, fanno tutte parte di un mondo magico che non si sente poi il bisogno di giustificare più di tanto. E che non rinnego.

Ma oggi, quando si è scelto di invadere in 32000 un’area protetta, contro l’opinione ed i ripetuti appelli di chi può davvero vederne le conseguenze, mi vien proprio da chiederlo: che senso ha? Che senso ha trasformare un’occasione incredibilmente bella come l’incontro di tante persone in una sorda avanzata contro ciò che dichiariamo di voler difendere? Se proprio non abbiamo le competenze per capire quel che stiamo facendo (perché, se non vogliamo mettere in discussione la buona fede, è l’unica interpretazione che rimane), perché non sappiamo ascoltare chi le ha? E perché non ne parliamo, non rispondiamo alle critiche se non con un omertoso silenzio o un’arroccata difesa? Ironia della sorte, il tema di questa route è il coraggio, che non è un concetto lontano e pulito, nel quale ci crogioliamo dalla poltrona delle nostre certezze sentendoci più belli e più giusti, ma un luogo scomodo, dove ci sentiamo inadeguati e soli, sgraziati ed incapaci di rispondere.

Quindi, perché non cogliamo la sfida, guardiamo cosa stiamo calpestando, torniamo indietro ad ascoltare, prendiamo atto con umiltà che forse questa volta, il mondo, lo lasceremo peggiore?

Grazie per l’ascolto!

Valentina

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: notizie dalla Tenuta vietata ai comuni mortali

Alessandro Spinelli, del Comitato per la difesa di San Rossore, ha tentato la mattina di sabato 26 luglio di effettuare l’ormai usuale sopralluogo. Eccone un resoconto.

Buonasera,

come promesso anche stamani, come oramai ogni sabato o domenica,mi sono recato a vedere l’evoluzione del cantiere agesci nei prati aridi mediterranei di San Rossore e a scattare qualche nuova foto cosa che purtroppo è stata possibile solo in parte perchè dal 23 di luglio il direttore Gennai ha emesso (non ne ero a conoscenza)un’ordinanza che vieta l’accesso ai prati a causa dei lavori in corso e vieta addirittura il transito anche lungo la strada asfaltata che da Cascine vecchie porta a Cascine nuove.

Stamani non ero solo,mi accompagnava il Prof. Garbari.Arrivati di fronte allo sbarramento che pensavano fosse stato posizionato solamente  per evitare il transito delle auto abbiamo parcheggiato e proseguito a piedi nella zona prativa posta in vicinanza della chiesa.Era nostra intenzione controllare i nidi supestiti che sino a domenica scorsa erano ancora presenti di fronte al vecchio campo sportivo.Purtroppo non c’è stato possibile,avevamo percorso si e no duecento metri che siamo stati intercettati da una pattuglia della guardia forestale che ci ha informato del divieto ed in maniera gentile ma ferma ci ha chiesto di abbandonare la zona.La velocità dell’intervento della suddetta pattuglia mi ha veramente colpito e non ho potuto non pensare a quanto la forestale fosse stata lenta ad intervenire di fronte alle nostre segnalazioni di distruzione e danneggiamento  di nidi nella stesso sito.Comunque qualcosa,siamo riusciti a vedere e quello che abbiamo visto,con l’aiuto del binocolo e rientrando in tenuta dall’altro ingresso,non c’è piaciuto per niente.Prati invasi sempre di più da strutture di vario tipo e un continuo andare e venire di mezzi,anche pesanti (carri gru),nel mezzo dei prati.Ho guardato a lungo con il binocolo per vedere,almeno in aria qualche gruccione ma dalla parte a mare  non ne ho visto nemmeno uno ne tanto meno,specialmente nella zona prospicente la chiesa ne ho sentito il richiamo.Un grande squallore.

Tornato a casa ho potuto leggere “la grida”del direttore Gennai che l’amico Moretti mi aveva inviato e leggendola ho capito che avevo sbagliato tutto e che ero stato ingeneroso con il Direttore.Questo signore,contrariamente a quanto pensavo, ama profondamente il,parco che gestisce al punto che, come afferma,il divieto di transito è determitato da un grande amore per la natura.Difatti il Dottor Gennai annovera tra le motivazioni che lo hanno spinto a promulgare  la suddetta “grida” il fatto che ha rilevato quanto segue: CHE LA REGOLAMENTAZIONE DELLE PRESENZE NELL’AREA OGGETTO DI CANTIERE RIVESTE INTERESSE ANCHE DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE,PER NON COMULARE I POTENZIALI EFFETTI SUGLI ECOSISTEMI IN CONCOMITANZA DEI DEI LAVORI IN CORSO.

In quel grande caravanserraglio che si sta costruendo giorno per giorno in Tenuta  come dimenticarsi che una cinquantina di persone che durante i giorni di apertura  passeggiano in quella zona possano cumulare i danni del loro passeggiare a quello prodotto dalle ruspe,dai carri gru dai bagni e via cantando?Gennai,da buon ambientalista,ha ben presente la situazione e quindi da tecnico esperto qual’è da la sua soluzione: vieta le passeggiate.

Ottiene pure un altro risultato quello di diminuire la presenza di occhi indiscreti.

 

     

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: l’ordinanza che sigilla la Tenuta a solo uso e consumo dei partecipanti alla route

Un sostenitore del comitato per la difesa di San Rossore avvisa dell’ordinanza del Direttore del Parco che sigilla parte della Tenuta ad esclusivo uso e consumo dell’Agesci.

Il direttore del parco con un’ordinanza emessa lo scorso 23 luglio immediatamente eseguibile dalla stessa data, ha ordinato la chiusura con divieto di accesso a tutta la zona tra cascine nuove e cascine vecchie (cotoni, strada dei pini, 100 mt di fascia boscata) dal 23 luglio al 3 agosto e dal 12 agosto al 17 agosto, la tenuta inoltre rimarrà completamante chiusa ovunque all’accesso “ai non addetti” nei giorni 2 e 3 agosto e dal 4 all’11 agosto.

Praticamente nella zona campo scout non si può accedere dal 23 luglio al 17 agosto (26 giorni), la chiusura totale della tenuta sarà per 10 giorni.
Questa ordinanza è l’ennessimo atto di una vicenda molto grave, la più brutta pagina per San Rossore da decenni per le forme ed i contenuti con cui è stata decisa e condotta dai pubblici amministratori, regionali e del parco, che di fatto ha concesso l’esclusivo utilizzo del cuore del parco naturale all’Agesci per soddisfare un capriccio dei dirigenti di questa associazione per svolgervi una loro manifestazione ludico/ricreativa.

Comunque con questo lungo divieto di accesso è impossibile prendere visione di quello che sta accadendo nell’area ed accertare ulteriori eventuali danneggiamenti al soprassuolo ed alla flora e disturbo alla fauna.

Ho notato anch’io che come mostrato sul disegno della cartina, c’è un interessamento del campo scout anche nelle aree boscate ad est ed ad ovest dei cotoni, inoltre anche nel testo dell’ordinanza di divieto di accesso si parla di una fascia boscata di 100 mt. dai prati lato mare. Ma non avevano detto che nelle aree boscate gli scout accedevano soltanto per le visite in gruppi massimo di 25 alla volta?

Non so più cosa pensare, su tutta questa questione sin dall’inizio oltre a tutto il resto, quella che è mancata è stata anche la trasparenza.

Nuove specie a San Rossore

Proseguono senza sosta, in omaggio alla “cultura del fare” tanto cara al nostro esecutivo, i lavori di infrastrutturazione dei prati della Tenuta di San Rossore.

Fioriscono nuove specie: eccole commentate da Sandro Spinelli, che ha effettuato le riprese la mattina di domenica 20 luglio. Le immagini sono scaricabili a questo indirizzo:

https://www.dropbox.com/sh/w28x9b6u0791bcj/AAAP_Sgxkn2AskeXhN8RiL4ma

1) Come potete vedere i bagni chimici continuano a proliferare ed ora cominciano a spuntare anche  all’interno della grande area agricola
( la culatta) dove si terranno i grandi eventi della Route compresa la grande messa cantata. Nei disegni che adornano questi bagni si può leggere (pensando ai domedrari e allo loro reintroduzione ) il futuro del nostro parco.

2) Tubi di vario calibro e cavi elettrici continuano anch’essi a moltiplicarsi, ora anche attraverso i prati (la fibra ottica).Siamo oramai a diverse decine di km di sviluppo.

3-4-5) Dopo docce e bagni adesso è la volta di una specie nuova per la Tenuta: la pagoda.Quelle fotografate sono le prime, ma secondo il progetto saranno molto più numerose ad essere state montate.Mentre i bagni e le docce sono e vengono tuttora montate ai margini della zona prativa le pagode saranno tutte posizionate all’interno dei prati. Essendo strutture molto pesanti esse vengono trasportate sul posto di montaggio con camion dotati di gru e quindi i prati intorno stanno sempre più mostrando i segni delle ruote dei mezzi pesanti che vengono usati per tale opera. In alcuni punti il terreno sabbioso ha ceduto sotto il mezzo e questo si è insabbiato. Nelle zone in  questione alcuni nidi di gruccione continuano a resistere. Dentro, oramai le uova sono schiuse e gli adulti debbono continuare a nutrire i pulli.

6-7) Altra nuova specie introdotta in Tenuta:il Gazebo.Ne stanno sorgendo a decine sia lungo i margini del grande prato che al suo interno.

8) Mi piaceva mettere a confronto i nuovi mezzi tecnologici per la defecazione di massa e il lento lavorio della natura su questo tronco di pino attaccato da formiche, coleotteri e picchi che lo hanno traforato.

9) Questa enorme struttura altro non è che lo scheletro della mensa dove si rifocilleranno gli adulti dell’agesci che opereranno come guardiani e sorveglianti.

10-11-12) Potature. Ovviamente quando tutto sarà pronto, comprese le diecimila tende, qualsiasi cosa cada a terra colpirà qualcosa o qualcuno quindi si deve prevenire al massimo accadimenti come quello avvenuto all’interno del parco delle Cascine. Per questo,con scrupolo teutonico, ogni pino presente, sia ai margini che all’interno dei cotoni, viene “sanato”con una attenta potatura. Si taglia sino ad una determinata altezza, come si dovrebbe fare nei parchi comunali, e non importa se si taglia anche la parte sana. Ottimo lavoro da forestali.

Certo, anche il Papa!

Dopo mesi di smentite, probabilmente anche per evitare di attizzare ulteriori polemiche sull’eccessivo carico antropico, ecco a poche settimane dall’evento tornare in auge la notizia di una possibile se non probabile presenza del Pontefice.

 papa

 

Di snaturamento in snaturamento: i “cammelli scout” di San Rossore

Comitato “Salviamo San Rossore”

Nella polemica tra i contrari e i favorevoli al grande raduno degli Scout in San Rossore del prossimo agosto, ampiamente ripresa dalla stampa, si è inserito un nuovo – sia pure marginale – spunto di discussione, relativo alla reintroduzione dei dromedari in Tenuta. La Direzione del Parco sostiene questa iniziativa con motivazioni di tipo storico e di opportunità sia ludica che didattica. Alcuni ambientalisti si sono invece espressi contro tale decisione, contrari come sono alla presenza di animali estranei alla fauna locale e al loro uso turistico. Per gli interessati a questo argomento, riteniamo sia utile riassumere le vicende dei dromedari in San Rossore, tradizionalmente identificati dai Pisani in “cammelli”, desumendole dall’esauriente e recente volume “San Rossore nella storia” di Rita Panattoni che ha dedicato oltre duecento pagine alla Tenuta già medicea, poi lorenese, quindi sabauda e infine della Presidenza della Repubblica fino alla sua inclusione nel Parco naturale regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. La presenza di dromedari in San Rossore è segnalata dal 1622, quando vengono introdotti nel possedimento granducale mediceo probabilmente grazie a un dono del Bey di Tunisi. Nel corso del Seicento il loro numero sale a seguito di nuove donazioni, la più cospicua delle quali riguardante parecchi esemplari sottratti ai turchi, sconfitti nella guerra combattuta contro gli austriaci (1663-1664). Se fino al volgere della dominazione medicea (1737) i dromedari della macchia e riserva di caccia di San Rossore sono considerati delle semplici ‘curiosità’ da esibire, simboli dell’opulenza dei Medici e dei rapporti diplomatici e commerciali che i granduchi toscani intrattengono con i popoli nordafricani e mediorientali, presto questi animali esotici, che ben si adattano all’ambiente sabbioso del litorale pisano, ne diventano elementi stabili, utili soprattutto durante le fasi dell’intensa riorganizzazione leopoldina del territorio (1765-1790): si decide, allora, di allevarli per impiegarli come animali da soma nelle vie ancora piuttosto accidentate di San Rossore, consistenti in gran parte nei tomboli o cotoni di natura sabbiosa, che attraversano le ampie superfici paludose e creano non poche difficoltà di locomozione ai carri trainati dai cavalli. L’utilizzo dei dromedari in San Rossore continua nell’Ottocento e prosegue all’avvicendarsi tra le dinastie lorenese e sabauda (1861), quando se ne amplieranno addirittura gli usi, adoperando il pelo degli animali per la realizzazione di materassi e, una volta inabili al lavoro, forse anche la loro stessa carne. Vale la pena di ricordare che Ferdinando III, succeduto a Pietro Leopoldo, nel settembre 1791 aveva inviato in curioso dono al fratello Francesco, arciduca d’Austria, quattro “cammelli” (due maschi e due femmine, definiti nei documenti “cammello d’una sola gobba”), riccamente bardati e scortati da tre addetti. Purtroppo gli animali perirono a seguito del lungo percorso per Vienna. Nella prima metà del Novecento la mandria di dromedari presente nel territorio della Tenuta è sempre piuttosto consistente, ma verrà completamente decimata al passaggio del fronte. Nell’immediato dopoguerra, l’acquisto di alcuni capi provenienti dalla Libia non sarà sufficiente a risvegliare quell’antica consuetudine, essendo ormai venute meno le motivazioni che ne avevano giustificato e assecondato la presenza secolare nel Pisano. Oggi la reintroduzione di pochi esemplari, castrati per attenuarne l’indole vivace, viene contestata da chi ritiene che in un’area protetta tale operazione sia negativa vuoi sotto il profilo zootecnico (specie aliena, con possibili ripercussioni di carattere sanitario) che didattico, ritenendo diseducativo l’uso di animali esotici in un Parco naturale, indirizzato a far conoscere le componenti floristiche, faunistiche, ambientali e paesaggistiche autoctone che devono essere conservate e difese, anche e soprattutto come beni culturali, non solo da chi vi lavora ma da tutti i Pisani e non, che amano e visitano con rispetto questo magnifico luogo. Anche se modesto, l’innesto di qualche dromedario per finalità sostanzialmente mercantili, propende a far ritenere che al Parco naturale sia riservato per il prossimo futuro un ruolo di luogo di divertimento, aperto a ogni tipo di manifestazione, come suggeriscono le dichiarazioni pubbliche del Governatore della Toscana che auspica per San Rossore una serie di eventi, simili a quelli della Route degli Scout Agesci, anche per i prossimi anni a venire.

Irritati i fantini

La società che si occupa delle attività ippiche che si svolgono all’interno della Tenuta di San Rossore ha manifestato in più occasioni la diffidenza, quando non l’irritazione per il massiccio carico di disagi derivante dalla presenza di decine di migliaia di persone nell’area.

Nonostante l’Ente Parco dichiarasse che la presenza della route non danneggiava in alcun modo l’ambiente, la società Alfea ha chiesto in modo molto deciso che non venisse occupata la lunga pista di allenamento che corre parallela alla striscia dove saranno stipati gli scout e le guide, ben sapendo che dopo quattro giorni di campeggi, calpestamenti e altri carichi infrastrutturali i danni sarebbero stati gravi e di lunga durata.

E l’Ente parco, non trattandosi di acchiappafarfalle con la testa fra le nuvole o di ambientalisti del “no”, ha concordato senz’altro: la pista di allenamento, per sua fortuna, non sarà interessata alla route.

Prato naturale si, pista di allenamento no. Off limits

La protesta corre in rete

Sia pure con grande ritardo rispetto a quando avremmo dovuto, le ragioni del “no” alla route nazionale Agesci nel cuore più prezioso del Parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli sono in rete.

Abbiamo finalmente uno strumento per comunicare rapidamente e per mettere a disposizione gran parte dei materiali, anche tecnici, riguardanti la vertenza.